martedì 1 novembre 2011

Chiarita la storia della Stazione Inferiore della Seggiovia del Vesuvio


Avevamo documentato, con un post ed un video, lo stato di abbandono e degrado in cui versa una struttura situata a quota 750 mslm nel territorio che un tempo fu sede della Stazione Inferiore della Seggiovia del Vesuvio. Ingannati dalla location, dalla presenza di una carrozzina biposto della vecchia seggiovia e dalle poche informazioni trovate in rete, avevamo erroneamente attribuito a tale struttura un ruolo che non le competeva. Grazie alle segnalazioni di alcuni attenti lettori e conoscitori del Parco del Vesuvio abbiamo approfondito la questione: quella che pensavamo fosse proprio la Stazione Inferiore della Seggiovia era in realtà la sede di un bar ristorante chiamato Incantesimo. Purtroppo della seggiovia e della sua stazione, situata a pochi metri dal bar ristorante in questione, sembra non sia rimasta traccia. Scomparsi i piloni, abbattuta la stazione, cancellato dalla vegetazione il vecchio sentiero che seguiva il percorso delle seggiole, restano solo poche foto a testimoniare il fascino di un’opera semplice ed allo stesso tempo efficace. Il locale, datato 1909, che fu sede della Stazione Inferiore della Seggiovia, svolse in precedenza il ruolo di sede della Funicolare Vesuviana. Sopravvissuto alle eruzioni vulcaniche del 1929 e del 1944, nel luglio del 1953 fu nuovamente aperto al pubblico modificato nella sua struttura, solo parzialmente, con l’aggiunta di un livello superiore. La seggiovia terminò la sua attività nel mese di settembre del 1984 quando un fulmine, colpendo un cavo, la mise fuori uso. Nel 1991 passò nelle mani della Regione Campania. Su progetto dell’architetto Nicola Pagliara si cominciò la costruzione di una nuova funicolare. Nei fatti questa avrebbe dovuto sostituirsi alla stessa seggiovia e consentire nuovamente l’accesso diretto dei turisti al Gran Cono. L’appalto per la realizzazione dell’opera fu vinto dall’Ansaldo trasporti di Napoli e dalla Ceretti-Tanfani di Milano. Vi lavorarono in subappalto anche alcune cooperative locali, dell’Emilia Romagna e del Veneto. Il manufatto, un tempo sede della Stazione Inferiore della Seggiovia fu così demolito, i piloni, appoggi per i cavi d’acciaio cui erano ancorate le seggiole, rimossi, alcuni locali del “Bar Ristorante Incantesimo” utilizzati, dalle ditte appaltatrici, a servizio dello smantellamento della vecchia stazione. La funicolare rimane ad oggi un’opera incompiuta: lo sconfinamento, per la costruzione della Stazione Superiore, di una decina di metri appena, nel territorio di Torre del Greco con il successivo intervento degli ambientalisti decretò l’arresto dei lavori. Rimangono una profonda cicatrice di cemento, in parte coperta dalla vegetazione e dai rovi, che corre lungo il fianco della montagna e che avrebbe dovuto ospitare i binari; una orribile base in cemento che nasconde alla vista la struttura di arresto delle carrozze e sulla quale sarebbe dovuta sorgere la nuova stazione della Funicolare e due grossi piloni utilizzati a supporto della teleferica costruita per il trasporto dei materiali a monte. Nel frattempo il bar ristorante Incantesimo, in esercizio grazie al flusso di turisti assicurato dalla seggiovia, assisteva, probabilmente, ad una progressiva riduzione della clientela e chiudeva nel 1998. Da allora la struttura risulta abbandonata e pericolosamente aperta a chiunque voglia curiosare. Come unica testimonianza dello splendore del passato, una carrozzina biposto giace in un angolo dimenticata ed in parte vandalizzata. Fine ingrata per la sola traccia concreta del primo impianto biposto a seggiole mobili d’Italia. Qui è disponibile una ricca galleria fotografica.

10 commenti:

  1. La storia di quest'impianto è, senza dubbio, molto interessante e meritava un altro post a chiarimento del precedente. Dispiace non aver avuto la possibilità di usufruire della seggiovia, ma sarebbe interessante poter raccogliere testimonianze da parte di chi ne ha potuto giovare, anche per una sola volta. E'assurdo dover constatare che, per uno sconfinamento di pochi metri nel territorio torrese, abbiano bloccato i lavori di costruzione della nuova funicolare. Morale della favola, non esistono alternative al trasporto su gomma.

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  2. Ottimo post N@po! Apprezzo la tua voglia d'informare con precisione e che meriterebbe ben altre gratificazioni. Sono solo un po' perplesso rispetto al tuo commento. Se fosse rimasta la seggiovia forse sarebbe stata questa la cosa migliore, anche se sappiamo i problemi che comportava. in questi posti si ragiona solo col cemento e questo a me non piace. L'alternativa sarebbe, secondo me, limitare l'accesso alle auto e incentivare un flusso "elettrico" lungo la Provinciale. Si potrebbe anche ipotizzare un sol mezzo, il preconizzato "trenino rosso" ma a questo punto digerirei una nuova cicatrice solo con il divieto del traffico su gomma e a combustibile fossile lungo le pendici del Vulcano. Una visione indubbiamente personale ma non impossibile e credo che la sua difficoltà d'atuazione coincida soprattutto con gli interessi in ballo sul Cratere.
    Ciao!

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  3. La paternità di questo post è di Oce@no, il quale ha avuto modo di documentare con numerose fotografie lo stato attuale dei luoghi.
    Riguardo al mio commento, ritengo che la realizzazione di una funicolare avrebbe ridotto il flusso dei veicoli diretti a quota 1.000 mslm, lì dove parte il sentiero n. 5, diretto al Gran Cono. La seggiovia presenta dei lati positivi, come lo stretto contatto con la natura e la visione dall'alto del Vesuvio, ma anche negativi, come l'invasione dei piloni e il non poter usufruire dell'impianto durante le fredde giornate ventose, che fanno dondolare pericolosamente le seggiole. Insomma, a mio avviso, la funicolare poteva essere la miglior soluzione, in sostituzione della seggiovia. D'altra parte, parte del tracciato era già stato realizzato.
    L'idea che ipotizzi tu, mi piace. Dovrebbero istituire un divieto di transito ai veicoli a motore lì dove c'è il bivio per l'ex seggiovia, dando due opzioni per raggiungere il Piazzale: a piedi o in navetta rigorosamente elettrica.

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  4. Anche io sono per il divieto del traffico su gomma che tanti problemi ambientali e non solo crea. Un'alternativa elettrica ed a basso impatto sarebbe l'ideale. Del resto fino al 1955, anno in cui sono stati completati i lavori della statale fino a quota 1000, la stazione della funicolare prima, e per altri due successivi anni quella della seggiovia, era perfettamente raggiungibe con il trenino a partire dalla stazione dell'Eremo. Non si comprende neanche perchè, dopo l'interruzione del servizio, l'intera tratta ferroviaria sia stata completamente smantellata, stazioni comprese. Con il trenino e la funicolare prima, la seggiovia dopo, si assicurava la piena fruibilità del percorso fino al Gran Cono, ma di certo era una soluzione questa che non metteva d'accordo tutti. Si potrebbero utilizzare oggigiorno delle navette elettriche, magari facendole partire già da san Vito, proprio nel tratto iniziale della statale. Certo la soluzione elettrica spesso sposta il problema da "valle a monte", nel senso che la produzione di energia per le macchine non ha impatto ambientale nullo. Lo stesso dicasi per le batterie. Detto ciò, ben venga la nuova funicolare, ma sono anche io dell'avviso che il problema vero non sia lo sconfinamento e nemmeno quello ambientale. Potevano almeno preservare il sentiero pedonale ed invece si è fatto in modo da garantire un'unica via di accesso al Cratere.

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  5. Fa lo stesso e rinnovo i miei complimenti a tutti e due!

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  6. leggo questo vecchio post, devo dire che purtroppo un servizio navetta non credo riuscirebbe a smaltire il grosso carico di turisti che sale al cratere nei periodi primaverili ed estivi, occorrerebbero numerosissime navette, e l'utilizzo dell'elettrico lo vedo come una utopia per un tratto di 10-11 km (partendo da san vito), magari si potrebbe pensare a un trasporto con gas naturale, il discorso però resta: dove parcheggiare i bus turistici che poi attendono le persone che salgono al cratere?
    infine durante i mesi autunnali e invernali occorrerebbe in ogni caso garantire l'accesso, e sarebbe antieconomico mantenere attivo il servizio per le poche comitive che lo utilizzerebbero al giorno....
    in effetti la chiusura al traffico privato mi pare una soluzione alquanto drastica e alla prova dei fatti irrealizzabile (del resto non è stata presa in considerazione)
    personalmente credo che la seggiovia poteva e potrebbe essere in ogni caso una alternativa anche maggiormente spettacolare per chi la utilizzasse, della salita in auto, ma si sa che spesso l'ambientalismo miope blocca opere che potrebbero dare sollievo piuttosto che aggravare le condizioni ambientali...

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    1. Al contrario, credo che l'istituzione di un servizio di navetta, comprensivo del biglietto per l'accesso al cratere, smaltirebbe il grande flusso turistico diretto al Vesuvio. Si potrebbe realizzare un'area di sosta in Via Vesuvio (nei pressi della rotatoria) oppure lungo la S.P. del Vesuvio. Gli spazi a disposizione sono tanti. Da lì in poi un comodo servizio navetta, alla stregua della Busvia in funzione lungo la strada matrone, trasporterebbe i turisti fino allo spiazzo a quota 1000 mslm. La frequenza delle corse è legata strettamente alla stagionalità. Purtroppo, mi rendo conto che manca la reale volontà di risolvere certi problemi, considerati, forse, di minore importanza.

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  7. mi sapreste dire le coordinate della stazione

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    1. Ciao Laura, queste sono le esatte coordinate della stazione, o meglio di quello che rimane: www.google.it/maps/@40.818042,14.414408,3a,90y,84.06h,78.73t/data=!3m4!1e1!3m2!1sEjD4hZl-GP4ybEQUsdTDuA!2e0?hl=it

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